La tragedia dentro di noi


E’ difficile non identificarsi nella bruttissima storia delle gemelline e dei loro genitori. In momenti così oscuri per tutti, sembrano crollare le poche certezze, come ai tempi in cui Anamaria Franzoni era accusata di aver ucciso suo figlio di tre anni e mezza Italia diceva no, non è possibile. Vi ricordate di Annamaria Franzoni? Oggi, moltissimi italiani che commentano in Facebook la pagina delle missing little girls di Saint Sulpice, si chiedono: ma siamo sicuri che quello che si è è suicidato a Cerignola era davvero Shepp? Ecco. Non è cambiato niente. Non importa se si continua a scrivere che sì, è proprio Shepp. Lo ha detto il Procuratore di Foggia, non uno spazzino di Cerignola. Hanno verificato perchè è legge e perchè i dubbi sono venuti anche a loro, che si crede? Una storia così assurda (ma realmente avvenuta) fa venire tanti dubbi anche a chi indaga. E invece bisogna accettare che un padre amorevole, biondo, normale ai nostri occhi possa uccida le proprie figlie, così come tanti padri lo hanno fatto prima di lui e altrettante madri. La tragedia greca ne sia d’esempio.
Anche quella avvenuta a cavallo tra gennaio e febbraio del 2011 è una tragedia. Ci sono gli ingredienti del possesso, della gelosia, dell’ossessione, del rancore, della punzione e del non detto. Irina ha confessato: non mi aveva mai parlato così chiaramente come nelle lettere che mi ha inviato quando ormai era tardi. Perchè due persone non si parlano più pur avendo provato con terapie di coppia e rapporti di buon vicinato? Potrei azzardare l’ipotesi che Irina si è messa nelle mani del suo carnefice sicura che non l’avrebbe mai uccisa. Benchè sia difficile e scorretto immaginare rapporti di coppia quando non si è nella coppia, questa storia di dominio pubblico consente delle riflessioni. Quale madre lascerebbe la casa coniugale che le spetta di diritto? Quale madre accetterebbe di mandare le figlie di sei anni, 3 settimane in barca ai Caraibi col marito che non ama più da tre anni? Irina l’ha fatto, dice che le è costato ma l’ha fatto. Ha dato, in un certo senso, il manico del coltello in mano all’ex marito. Gli ha dato due messaggi in contemporanea: mi voglio fidare di te ma non mi fido più di te, tant’è vero che non oscillo nella decisione di lasciarti. Separati ma vicini di casa per il bene delle figlie. Qual era il bene delle figlie? Forse lo sanno bene i tribunali e gli psicologi, quelli che fanno tanta paura nelle separazioni. Ora sappiamo che Irina ha messo le figlie in mano al diavolo e per sopravvivere al suo fallimento di donna e di madre non può che negarlo. Credo che lo faremmo tutti o non resterebbe che la morte. Un amico ieri mi ha tramortito quasi gridandomi in faccia odio verso questa madre, vista solo in tv. Ha sostenuto che lei deve averlo diretto a bacchetta per anni, lui succube di lei, lei sempre perfetta e come si dice da noi, coi calzoni in casa. Il mio amico ha visto quello che io sinceramente non vedevo, forse in quanto donna. Di Irina mi hanno infastidito alcune cose e le ho considerate un campanello d’allarme importante nella mia indagine: non le si è mai incrinata la voce nei racconti più emotivi in tv e  ha atteso molto tempo prima di rispondere all’sms di Shepp in auto. Inoltre non ha parlato direttamente al telefono con le figlie per tutto il weekend del 29 e 30 gennaio. Almeno questo è quello che è arrivato fino a noi nelle sue testimonianze.
Ho scritto una mail, tempo fa, all’indirizzo della pagina di Facebook aperta dalla famiglia. Chiedevo soltanto poche cose ma esatte e in lingua originale: gli orari e i contenuti di sms e lettere inviati da Shepp alla ex moglie. Mi sono presentata, ho lasciato tutti i miei recapiti e non ho ricevuto nessuna risposta. Mi sono chiesta perché,  finché un collega di Mediaset mi ha detto: Irina non accetta di parlare con tutti. Però con la televisione sì. Come mai non vuole aiuto dalla carta stampata? La stessa cosa mi è successa con Swiss Missing al cui presidente ho chiesto chiarimenti sulla sua dichiarazione a Quarto Grado e cioè la coppia intercettata a Lione proveniente da Fiumicino. Mi ha risposto dopo molti giorni soltanto inviandomi un’inutilissima agenzia locale sulle ricerche. Quindi ne ho dedotto che non c’era nessuna pista di coppia in attesa a Lione. Così come la testimonianza di Sanremo. Fatte alcune verifiche non risulta niente. Anzi. Mi sono soffermata su una parola della testimone: picciriddu. Non è pugliese, è siciliano. Ma la teste parlava di pugliesi. Quindi? Si inventa per la tv. Uno dei miei scolaretti del giornale, al chiedergli perchè proviamo tanta ansia per i delitti resi televisivi ha risposto candido: perchè così , generando ansia e aspettative, riguarderemo il programma la settimana successiva. Corretto. Questo bambino ha dieci anni e ha già capito tutto.
Allora torniamo a Shepp e alle tante incongruenze. Una di queste è Cerignola. Ieri ho scoperto (non per caso..indago da un mese sulle gemelline molte ore al giorno) che la stazione di Cerignola Campagna ha una pagina in Facebook con 1600 sostenitori. Interessante, no? E’ la stazione più isolata e abbandonata d’Italia….Partire dalla fine aiuta a risalire all’inizio. Rileggendo tutto al contrario. Dai rapporti tra i coniugi, a due bambine suppostamente amate da entrambi ma non considerate figlie della coppia. Dalle foto si intuiscono delle cose. La prima è la normalità delle famiglie, la seconda l’esatto contario. C’è del non detto sui volti di tutti, ahimè anche delle gemelline.
Non riesco ancora a capire come le abbia uccise, ormai convinta che l’abbia fatto tra le 13 e le 15 e 50, cioè quando ha avvisato Irina che le avrebbe tenute  una notte in più ma solo per allontanarla dalle sue tracce e non metterla in agitazione. Anche il cellulare spento ha la stessa motivazione, così come le cose razionali che ha fatto in una parte del suo viaggio. Penso persino il prelievo dei soldi: se è vero che avevano il conto cointestato (altra assurdità) aver prelevato il massinmo possibile  non consentiva alla moglie di prelevare niente per due giorni almeno, restava senza soldi e quindi lui aveva più tempo davanti per il suo piano di fuga. A fine piano, cioè il suicidio, restituisce tutto quello che non gli serve più. Non capisco come le abbia uccise per tre ragioni;  non aveva i seggiolini per portarle in auto e non avevano mangiato e perciò scalpitavano, e queste sono motivazioni logiche. Un duplice delitto non facile (non erano neonate) si compie all’alba, nel sonno, soprattutto se non è d’impeto. Quella irrazionale (emotiva) mi dice che non era un tipo violento e perciò  gli deve essere costato moltissimo, però nonostante questo ha atteso 4 giorni prima di morire. Oltretutto ha rischiaro di essere arrestato e finire in carcere i suoi giorni.

Le immagini che lo ritraggono al bancomat e nel parcheggio mi hanno mostrato un uomo circospetto, che teme di essere visto, e un uomo sfatto anche fisicamente. In uno di quei fotogrammi (nel parcheggio di Marsiglia) ci ho visto il volto di un criminale.

5 commenti

  1. Sous tag il est nécessaire d’écrire ALESSIA et nom AKESSIA, merci l’article est très bien écrit!

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    • J’ai fait l’erreur de ne pas lire toutes vos lignes avant de les commenter, aussi je vous remercie d’effacer mon commentaire. Vous pouvez cependant corriger l’orthographe du prénom incorrectement écrit SOUS tag!

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    • Merci, corretto Alessia

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  2. Non può di certo giudicare persone che ha visto su una foto o un paio di minuti in televisione.

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  3. La prego! Guardare foto? Compio indagini sul campo da 23 anni. Quello che ho visto nella mia vita lei nemmeno se lo sogna. E dal vero. Sono cronista ma anche opinionista. Non giudico nessuno, è ben diverso.

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